sabato 7 aprile 2018

Recensione: Vita di paese - Maria Caterina Basile


Titolo: Vita di paese
Autore: Maria Caterina Basile
Editore: Nulla Die
Collana: Lego Parva Res
Genere: Romanzo di formazione
Pagine: 74
Prezzo: 10,00 € 
Anno di pubblicazione: 2017

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È possibile fare ritorno in una terra-miraggio, rimasta nell'attesa di un futuro che pare non compiersi mai e trovare finalmente se stessi? Damiano Pellegrino, trentacinquenne simbolo di una generazione in viaggio, ci prova, affrontando e vincendo una difficile sfida.


Damiano Pellegrino è un trentacinquenne che negli ultimi diciassette anni ha lavorato come barista in Svizzera, lontano dalla sua famiglia e dalla sua terra natia. Una scelta dovuta dal desiderio di fuggire dai senso di colpa.  
Per tutti questi lunghi anni, non ha mai fatto ritorno a Miraggio, nel Salento, ma decide di tornare a casa, perché insoddisfatto e tormentato dal passato.

Quindi un ritorno al paese d'origine, che metaforicamente possiamo vedere come il ritorno ad affrontare l'origine dell'inquietudine, oppure, come un ritorno per affrontare e ad accettare il nostro "io" del passato, che forse poco ci appartiene adesso.

Un romanzo breve e introspettivo, narrato in prima persona, e ciò conferisce un'ottima caratterizzazione del protagonista. In circa 70 pagine ho percepito perfettamente il turbamento, la sofferenza che avvolge Damiano. Gli altri personaggi presenti sono descritti a grandi linee e non possiedono una vera e propria caratterizzazione, ma non è qualcosa che valuto negativamente, capisco che è una scelta dovuta dal tipo di racconto. 

Lo stile è quasi poetico, delicato, a tratti malinconico, che trascina lentamente il lettore nel racconto e lo tiene incollato alle pagine fino alla fine. Una scrittura eccellente che presenta anche termini dialettali, permettendo al lettore di sentirsi maggiormente coinvolto.

Lo consiglio? Sì, assolutamente. Si legge in poco tempo, è scritto benissimo e riuscirà a farvi emozionare.

Ringrazio l'autrice che mi ha dato l'opportunità di leggere il suo romanzo.


L'autrice:
Maria Caterina Basile è nata a Taranto nel 1981. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università del Salento. È autrice di Timothy Leary. La religione della coscienza dalla rivoluzione psichedelica ai rave (Alpes Italia, Roma, 2012). 
Sue liriche sono apparse sulle antologie Quando ritorna la stagione aprica (Centro Giovani Casalotti, Artemide Editrice, Roma, 1999), Il Federiciano 2010 (Aletti Editore, Villalba di Guidonia, 2010); sulla rivista Gradiva, International Journal of Italian Poetry (Stony Brook, NY, 2011); sul blog Thema (http://thematico.blogspot.it/, 2012); nei libri Sotto l’Albero delle Mele Vol. 2, Parole in fuga – volume 9, L’indice delle esistenze – Le Diversità,  Il Federiciano – Libro Indaco, (Aletti Editore, Villalba di Guidonia, 2013), L’indice delle esistenze – L’Italia, L’indice delle esistenze – I Ricordi (Aletti Editore, Villalba di Guidonia, 2014). Nel 2006 ha ricevuto il Diploma Honoris Causa dal “Centro Divulgazione Arte e Poesia Ignazio Privitera”. 
 Attualmente vive in provincia di Lecce.


Estratto:
"[…] Sono passato davanti alla sala giochi, l’unica del paese: un piccolo gruppo di adolescenti era fermo a discutere davanti all'entrata. Li ho guardati coi miei occhi di trentacinquenne. Non sono poi così diverso da loro, mi sono detto. Ho messo i sogni da parte, ma solo per poco. Sono tornato a prenderli. Ci sono stagioni in cui anche gli alberi mettono da parte i loro sogni. Ma ve ne sono altre in cui sui loro rami sbocciano fiori carichi di illusioni. E che colori, che magnifici colori!
Un irrefrenabile desiderio di mettere i miei pensieri su carta si è impossessato di me. Ho ripreso a camminare. Un’anziana donna si avviava verso casa: portava annodato al collo un fazzoletto, come mia nonna. Aveva ragione il professore: sospesi tra passato e presente, non ci è lecito condividere con i nostri pari la nostalgia per un mondo antico mai posseduto, eppure tanto agognato. Siamo pochi, siamo quelli che restano al Sud, tra vecchi e bambini. Tra certezze antiche e una realtà nuova, luccicante e spesso puzzolente: siamo a metà, spezzati, divisi tra desiderio di appartenenza e un futuro che ci sfugge dalle mani. Ci si aspetta, da noi, l’innovazione o magari l’invenzione di nuove tradizioni. Un mondo nuovo. Ma siamo un corpo frammentato, inerte, che attende di essere ricomposto con pazienza, amore, pietà."



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