lunedì 30 ottobre 2017

Recensione: Gli ultimi giorni dei nostri padri - Joël Dicker


Titolo: Gli ultimi giorni dei nostri padri
Titolo originale: Les derniers jours de nos pères
Autore: Joël Dicker
Editore: Bompiani
Tradotto da: Vincenzo Vega
Data di pubblicazione: 2015
Pagine: 462
Prezzo: 9,90 € 

Londra, 1940. Per evitare la distruzione dell’esercito britannico a Dunkerque, Churchill ha un’idea che cambierà il corso della guerra: creare una squadra dei servizi segreti che lavori nella discrezione più assoluta, la SOE, Special Operations Executive. La SOE è incaricata di azioni di sabotaggio e intelligence tra le linee nemiche: la novità è coinvolgere le persone più insospettabili tra la popolazione locale. Qualche mese dopo, il giovane Paul-Émile lascia Parigi per Londra nella speranza di unirsi alla Resistenza. Subito reclutato dalla SOE, è inserito in un gruppo di connazionali che diventeranno suoi compagni e amici del cuore. Addestrati e allenati in Inghilterra, i soldati che passeranno la selezione verranno rimandati nella Francia occupata e scopriranno presto che il controspionaggio tedesco è già in allerta... L’esistenza stessa della SOE è rimasta a lungo un segreto. Settant’anni dopo i fatti, Gli ultimi giorni dei nostri padri è uno dei primi romanzi a evocarne la creazione e a raccontare le vere relazioni tra la Resistenza e l’Inghilterra di Churchill.


“L’istruzione è importante. Se gli uomini fossero meno ignoranti, non ci sarebbe la guerra.”  
Joël Dicker è un autore che mi ha incuriosito molto per le numerose recensioni positive sul libro ‎"La verità sul caso Harry Quebert", che possiedo ma che non ho ancora letto. Quindi per evitare di avere alte aspettative ho acquistato un suo precedente libro: “Gli ultimi giorni dei nostri padri”, per farmi un'idea generale sull'autore.
Mi ha subito colpito la trama: un nuovo punto di vista di raccontare la guerra, dagli arruolati della SOE.

Vi state chiedendo cos’era la SOE?
Special Operations Executive, (SOE) era un'organizzazione britannica operante durante la seconda guerra mondiale.
Il loro compito consisteva nel collaborare con la resistenza, nell'organizzare e addestrare volontari decisi a disturbare ovunque gli invasori nazisti, nel distruggere strade, ferrovie e linee di telecomunicazione, nel distribuire armi, munizioni ed esplosivi che aerei britannici e americani paracadutavano su campi segretamente approntati dai militanti della resistenza. Il SOE recluta giovani, da sottoporre a un duro addestramento militare prima di spedirli nella Francia invasa dai tedeschi. (grazie Wikipedia!)

Non mi sento di dire che vi è un solo protagonista. All'inizio facciamo la conoscenza del giovane Paul-Émile, detto Pal, che con dolore saluta il padre lasciandolo solo a Parigi per andare a Londra. Lì si unirà ad altri personaggi importanti: Stan, Gros, Faron, Laura, Claude, Grenouille, Aimé, Key.
Ora non sto qui a raccontare tutta la trama, posso dire che è una storia di coraggio, devozione, amicizia e si sofferma tanto sui sentimenti tra padre e figlio.

Una storia di soldati che sono anche uomini, e in quanto tali si ritrovano a fare i conti con la fragilità umana di fronte alle scelte più tormentate.

“Era stata indubbiamente quella la prova più difficile, sopravvivere al disastro dell'umanità, non rassegnarsi e tener duro. Le torture sono torture: fanno male - un po', molto... - ma poi il dolore scompare. E lo stesso con la morte: la morte è soltanto la morte. Ma vivere da Uomo in mezzo agli uomini, invece, era una sfida quotidiana.”

La poca azione presente non è raccontata in modo coinvolgente, probabilmente perchè il libro si concentra soprattutto sulla psicologia dei personaggi. Quella del padre fa più male. Dai suoi pensieri emerge una personalità ingenua, a tratti sprofonda nel patetico, ma voglio pensare che sia stato fatto apposta.

Purtroppo non posso dire che il ritmo sia incalzante. La prima parte del libro, che si concentra sul loro addestramento, è quella che ho trovato più lenta. Non è stato molto semplice da seguire. La scrittura non mi ha coinvolto al 100%.

A tre quarti del libro c’è un colpo di scena (se vogliamo chiamarlo così) e, dopo, mi è capitato di leggere in fretta, saltando anche alcune parti, per arrivare al finale. L’impazienza di chiudere la faccenda è tale da trovare alcune parti superflue.

Il finale l’ho trovato debole, mi ha lasciata un po’ "meh… ok me l’aspettavo e adesso?"
Lo consiglio?  Sì, anche se credo sia un libro non all'altezza della sua idea.

“ Il coraggio non è non aver paura: è aver paura, ma riuscire a resistere.”


2 commenti:

  1. Ciao Katia,
    anche se non è il mio genere di romanzo, ho letto con interesse la tua recensione, anch'io incuriosita da quest'autore e dal suo "La verità sul caso Harry Quebert". La citazione che hai scelto mi ha colpito molto ^^

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